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Prevenzione, screening del tumore del Colon. L’Ordine di Caserta al fianco dei medici e della Asl

Prevenzione, screening del tumore del Colon. Ordine Caserta al fianco dei medici e della Asl

Siglata un’intesa tra l’azienda sanitaria locale di Caserta e i medici di medicina generale per incrementare le percentuali di reclutamento dei pazienti (ferme al 17%) e per aumentare gli esami di II°. La presidente Bottiglieri: Affiancheremo i medici e la Asl per raddoppiare l’adesione entro il 2017”.

14 OTT – Promozione ed adesione allo screening del colon retto, in campo l’Ordine dei medici di Caserta che intende affiancare la Asl di Caserta e i medici di medicina generale per sostenere l’adesione dei cittadini agli esami di I° livello (ricerca del sangue occulto nelle feci) e di II° livello (colonscopia).

Per iniziativa della Commissione prevenzione e tutela del cittadino e dell’ambiente dell’Ordine di Caserta di cui è referente interno Claudio Trovato, si è svolta ieri una giornata di approfondimento sui nodi, le opportunità e le sinergie da mettere in campo a supporto dell’organizzazione e adesione dei cittadini allo screening del tumore del colon-retto.

L’obiettivo – spiega Angelo D’Argenzio, gastroenterologo e responsabile scientifico dell’iniziativa – è mettere a fuoco l’organizzazione dello screening nella nostra realtà rispetto a quella nazionale, valutare le criticità e far confrontare fra loro gli attori del processo quali medici di medicina generale, azienda sanitaria locale, Regione, medici ospedalieri., rappresentanti dei cittadini e degli infermieri per formulare in maniera definitiva un percorso chiaro e condiviso che renda efficace, nell’ambito delle politiche di prevenzione questo efficace strumento per la diagnosi precoce dei tumori, in particolare al colon-retto”.

Michele Tari, Coordinatore dei programmi di screening nella Asl di Caserta, ha illustrato l’organizzazione dei piani di prevenzione secondaria nel territorio di Terra di Lavoro. Il programma è iniziato nel gennaio del 2014, contemporaneamente nei 104 comuni della provincia, ma il percorso ha subito modifiche nel corso degli anni per cercare di migliorare l’adesione.

“Recentemente – aggiunge Tari – si è stilato un accordo con i Mmg che parteciperanno attivamente alle varie fasi del processo. Attualmente gli inviti vengono inviati con lettera a casa dei cittadini contestualmente alla provetta e i rilievi si ritirano nelle farmacie. A breve, potranno inoltre essere ritirati anche dai Medici di medicina generale”.

Una volta eseguito il test il cittadino può riconsegnarlo ai distretti oppure a tutte le farmacie del territorio che partecipano gratuitamente. Il laboratorio di analisi dove si esegue la lettura del campione è solo quello dell’ospedale di Marcianise. Le riposte vengono inviate sia al Mmg che al cittadino e coloro che risultano positivi all’esame di I livello (sangue occulto fecale) vengono invitati a recarsi presso uno centri 4 centri organizzati (in precedenza erano solo due) per eseguire l’esame di II livello (colonscopia), ossia Marcianise, Aversa, Sessa Aurunca e Piedimonte Matese). Qui i pazienti riceveranno informazioni, preparazione e prenotazione per eseguire l’esame.

Dai dati finora disponibili l’adesione allo screening di I° livello per la ricerca di sangue occulto nelle feci è del 16,75%. Tra questi la percentuale di positivi è del 7,40%. La successiva adesione dei positivi all’esame di II° livello (Colonscopia) è del 55,69%.

“Contiamo – avverte il presidente dell’Ordine di Terra di Lavoro Erminia Bottiglieri – di raddoppiare le percentuali di reclutamento a Caserta e provincia nel corso del 2017. Come Ordine metteremo in campo tutte le risorse organizzative e le sinergie possibili al fianco dei medici e della Asl”. Il presidente Bottiglieri è anche la referente e coordinatrice del secondo livello (attività endoscopica) dello screening del carcinoma del colon retto e in tale ruolo è direttamente impegnata a sostenere e promuovere concretamente le campagne di sensibilizzazione per gli screening.

”Il nodo da sciogliere – avverte, è la scarsa adesione dei cittadini della provincia di Caserta a partecipare ai programmi di screening nonostante gli sforzi di tutti gli operatori coinvolti. Mi auguro che dopo l’accordo stipulato dalla Asl con i Medici di medicina generale questo trend negativo possa migliorare vincendo paure e pregiudizi”.

Paure, afferma la Presidente, in particolare per gli esami di II° livello, dopo la ricerca di sangue occulto nelle feci. La colonscopia, con la sua particolare invasività, è il muro da abbattere. Dai dati diffusi nel corso della giornata di studio emerge che solo il 55,69% dei cittadini in cui sia stato rilevata la presenza di sangue occulto nelle feci si è poi sottoposto al controllo endoscopico. “Questo- aggiunge Bottiglieri – è attribuibile al timore per un risultato negativo, alla paura per un esame doloroso, ma anche al fatto che alcuni pazienti preferiscono rivolgersi a strutture private e, quindi, sfuggono al nostro programma nonostante questo garantisca un percorso dedicato, completamente gratuito, con liste di attesa praticamente assenti e di elevata qualità”.

D’Argenzio, responsabile del registro tumori della Asl Caserta, ha parlato dell’epidemiologia del cancro del colon retto ed ha illustrato i dati relativi alla provincia di Caserta per il triennio 2008-2010: l’incidenza è sovrapponibile, per entrambe i sessi a quella delle altre provincie meridionali ma è più bassa rispetto al Nord Italia. Ciononostante si muore di più: si parla di 469 nuovi casi per anno con una mortalità di 207 persone nell’arco di 12 mesi.

Simonetta De Gennaro, della Regione Campania, ha parlato dei riferimenti normativi regionali che regolano gli screening e il reclutamento dei pazienti facendo riferimento al decreto commissariale n. 14 del 2014 sottolineando che “Il riassetto ed il miglioramento degli indici di performance degli screening di popolazione sono obiettivo prioritario della Regione”. Non a caso l’aumento della quota di popolazione target aderente agli screening oncologici è previsto tra gli obiettivi del Piano regionale di prevenzione 2014-2018 (Delibera di giunta regionale 860 del 2015).

“Tra l’altro – aggiunge Bottiglieri – il rispetto di performance di qualità degli screening è parte delle misure di valutazione dell’adempimento dei Livelli essenziali di assistenza della Regione Campania, l’estensione capillare degli screening di popolazione è prevista inoltre tra le attività per il miglioramento dello stato di salute della popolazione residente nella cosiddetta «terra dei fuochi» (90 comuni afferenti alle Asl Na1, Na2, Na3 e Ce) come previsto dal decreto commissariale n.38 del 2016 (Attuazione misure sanitarie previste dalla Legge 6 del 2014.

Marco Zappa, dell’Ispo (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica) di Firenze ha illustrato lo stato dell’arte dello screening in Italia, sottolineando che la Regione dove si osserva la maggiore adesione agli screening è il Veneto (più del 60%), mentre la Campania è la Regione dove ci sono liste di attesa più brevi per la colonscopia di screening (< 30 giorni). “Il binomio clinico Sangue occulto nelle feci (Sof)– colonscopia è estremamente efficiente nel senso che se una persona ha un Sof positivo ha un’alta probabilità di avere una lesione anche avanzata (addirittura un adenoma avanzato nel 21 % dei casi ed un carcinoma nel 4,8%) ed ha confermato che l’impatto potenziale degli screening sull’incidenza e la mortalità è notevole”. Fondamentale la selezione a monte dei pazienti in cui rilevare la presenza di sangue occulto scremando i casi che potrebbero dare falsi positivi (coliti croniche, diverticoli, emorroidi, fase mestruale nelle donne).

Ettore Mautone

fonte
Quotidianosanità

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